La prossima ondata di adozione delle criptovalute all’interno del cosiddetto Web3 arriverà dagli utility token delle aziende del mondo reale, con un prodotto ben definito
Token economics fino al 2022: cosa rimarrà?
La tokenizzazione è la grande svolta del Web3. Il fatto che chiunque possa creare un token per rappresentare qualsiasi cosa di valore, e scambiarlo con qualsiasi altro bene su una rete aperta, era qualcosa di impensabile prima della creazione delle blockchain pubbliche.
Questo crea enormi possibilità di innovazione, ma dove ci sono strade aperte e nuove, è facile che non vengano percorse correttamente dall’inizio.
La tokenizzazione permette a molti prodotti/progetti del Web3 di guadagnare trazione a breve termine.
Ma un token che non è collegato a una funzione nel mondo reale, o comunque senza una utilità primaria, ha poca speranza di crescere nel tempo.
La “ponzi-nomics” (neologismo nato dalla crasi di schema Ponzi – truffa, in breve – e tokenomics, ovvero il modello economico) insita in alcuni token nasconde la debolezza del prodotto, crea l’illusione dell’adozione e, di fatto, rende più difficile il miglioramento dello stesso.
Ipotizziamo di sezionare un progetto cripto/Web3: cosa rimarrebbe se si andasse a eliminare il token? Per il 95% dei prodotti Web3, a oggi, la risposta è nulla.
I ponzi alla fine implodono. Ma questo non nega il fatto che, se applicata nel giusto contesto, la tokenizzazione sia un potente strumento economico che darà impulso alla crescita delle aziende.
Utility token: cosa sono e perché potrebbero essere il futuro di solide società e aziende
Per utility token si intende un token che abbia un chiaro utilizzo all’interno del ciclo di vita del prodotto, in contrapposizione agli equity token, che danno ai possessori una quota dei profitti dell’azienda, e sono simili alle azioni. Gli equity token, con grande probabilità, avranno vita dura a livello normativo, a causa delle sempre più stringenti regolamentazioni da parte delle istituzioni.
Le aziende reali, ovvero le realtà non cripto (che in Italia siano PMI o corporate di considerevoli dimensioni) non hanno ancora scoperto ed esperito il potere della tokenizzazione dei propri servizi o prodotti.
Le aziende con prodotti validi che riusciranno a integrare i token di utilità nel proprio modello di business saranno ricompensate e faranno progredire l’adozione delle criptovalute.
Come può un’azienda tradizionale trarre vantaggio dai token di utilità?
Programmi di fidelizzazione con liquidità
Il caso d’uso più semplice degli utility token è quello di un programma di ricompensa: gli utenti guadagnano più token quanto più o come utilizzano il prodotto. I gettoni possono poi essere riscattati per ottenere futuri servizi o facilitazioni.
I programmi di fidelizzazione non sono una novità: si pensi alle miglia dei frequent flyer, ai premi di Starbucks, ai punti delle carte di credito, alle raccolte punti delle catene di supermercati. La novità introdotta dagli utility token consiste nel permettere ai punti guadagnati di avere liquidità in mercati secondari su blockchain pubbliche.
Prezzo discrimato e tokenizzazione
Questo capovolge completamente il modello di business dei programmi di fidelizzazione tradizionali.
I programmi tradizionali di ricompensa per gli utenti sono essenzialmente prezzi discriminati (ovvero prezzi differenziati). Far pagare agli utenti prezzi diversi in base al livello di utilizzo consente alle aziende di ottenere profitti più elevati o, in gergo economico, un maggiore surplus del produttore.
Esempio: L’area ocra del grafico sottostante rappresenta il surplus del produttore quando a tutti i clienti viene applicato lo stesso prezzo (P)
Se il produttore crea un prezzo a due livelli in base alla quantità acquistata, l’area ocra è ora più grande.
Quanto più fine è la discriminazione di prezzo, tanto maggiore è il surplus del produttore. Questo a patto che l’azienda si assicuri che i clienti dei livelli più costosi non possano imbrogliare, in modo da trarre vantaggio dai prezzi più bassi degli altri livelli.
Ecco perché le compagnie aeree non permettono di vendere le miglia frequent flyer. Se lo sconto può essere trasferito ad altri utenti, il modello economico del programma di fidelizzazione non funziona.
Ma questo è esattamente ciò che accade se si tokenizza un programma di fidelizzazione. Se i punti fedeltà sono gettoni fungibili che possono essere scambiati sul mercato secondario, si dà a tutti lo stesso sconto che equivale al prezzo del gettone moltiplicato per la quantità del prodotto che un gettone può riscattare.
Perché un’azienda dovrebbe voler tokenizzare un programma di fidelizzazione?
Sebbene i token rendano impossibile la differenziazione dei prezzi, questi incentivano maggiormente gli utenti a guadagnare premi. Infatti il beneficio monetario può essere immediatamente incassato sul mercato secondario. La liquidità rende i gettoni tokenizzati più attraenti dei punti fedeltà, confinati all’interno di un sistema chiuso.
In termini economici, l’incentivo extra crea uno spostamento verso l’alto della curva di domanda pari all’importo dello sconto, che si manifesta con una crescita degli utenti e un maggiore utilizzo da parte degli stessi.
L’azienda fornisce quindi un premio a tutti gli utenti sotto forma di “gettoni fedeltà”. I vantaggi superano il costo di questa operazione? Vediamolo al punto seguente.
Finanziare le spese di marketing per la crescita senza incidere sul flusso di cassa
Nel 2000 PayPal ha pagato decine di milioni di dollari in bonus di iscrizione ai nuovi utenti per incentivare l’adozione del servizio. Era un ottimo incentivo, ma si trattava di denaro contante prelevato dalle casse dell’azienda. A meno che non si tratti di una startup sostenuta da un venture capital e con un ampio margine di manovra, è difficile per le nuove imprese mettere in atto una simile operazione di marketing per la crescita.
Ma se il bonus di iscrizione è sotto forma di token, non ha un impatto sulla posizione di cassa attuale dell’azienda. I token distribuiti oggi si sottraggono alle entrate future della società, poiché gli utenti riscattano i token per i prodotti e i servizi in tempi successivi.
Con l’aiuto del mercato secondario è possibile utilizzare le entrate future (non realizzate) per finanziare la crescita di oggi. Si tratta di una spesa di marketing molto più flessibile, possibile per una gamma più ampia di aziende.
Regolare il rapporto di riscatto
Inoltre, è possibile regolare il rapporto di riscatto, ossia X quantità di token possono essere riscattati per Y quantità di prodotto. Cioè è possibile cambiare la quantità di sconto in termini di moneta fiat (moneta liquida corrente, euro ad esempio) che si sta fornendo in tempi diversi, a seconda dei prezzi di mercato del prodotto e del token.
Questa politica monetaria è un’ulteriore leva di marketing a disposizione della società, che aiuta anche a stabilire un prezzo minimo per il token e a sostenere la stabilità dei prezzi.
Un altro vantaggio dei token rispetto ai programmi di ricompensa tradizionali è l’aumento del numero di stakeholder diretti e indiretti.
Allargamento della base degli stakeholder
Molte cosiddette “comunità” del Web3 non sono altro che “camere d’eco” di speculatori che sperano che il prezzo dei token salga.
La comunità costruita sulla speranza di apprezzamento è potente durante un mercato in costante rialzo, ma anche fragile e persino autodistruttiva nel lungo termine. Per non parlare dei problemi normativi in cui si può incorrere se l’obiettivo di detenere il proprio token è solamente quello di far salire il prezzo.
Invece, come ogni buona valuta, si vorrebbe costruire fiducia a lungo termine nel proprio token di utilità, puntando a un prezzo relativamente stabile. In questo modo l’utente sarà incentivato a guadagnare più token, senza aspettarsi che lo stesso debba per forza crescere di valore nel tempo.
Anche senza un seguito meramente speculativo, il fatto che il token circoli sul mercato secondario significa che possa interagire con molte più persone rispetto alla base di utenti diretti. Inoltre, un asset di valore stabile può essere incorporato in altri strumenti finanziari, estendendone ulteriormente la portata.
Quali tipi di società e di prodotti sono buoni candidati per avere token di utilità per gli utenti?
Di seguito alcuni punti importanti per valutare se un’azienda possa beneficiare o candidarsi a un progetto basato su utility token e blockchain.
Possedere un prodotto adatto al mercato e con un basso tasso di abbandono
Non è saggio emettere un token quando un progetto o un prodotto non abbiano ancora trovato una propria stabilità. La riflessività del prezzo del token e gli utenti opportunisti daranno un segnale sbagliato sulla fattibilità del prodotto. In breve tempo il token e il progetto perderanno di interesse e, di conseguenza, crollerà il prezzo.
La tokenizzazione è un grande alleato dei progetti Web3 per implementare la strategia di “crescita a tutti i costi” utilizzata da molte startup web2 per ottenere l’ “effetto rete“. Il problema è che questo non ha fondamento senza un prodotto valido con un’utilità alla base.
La ponzi-nomics abilitata dai token nasconde la debolezza del prodotto, crea l’illusione dell’adozione ma, in realtà, rende più difficile il miglioramento del prodotto.
Se il tasso di abbandono è alto, avere un token non risolverà il problema, nonostante quanto potrebbe accadere a breve termine. È bene assicurarsi che il prodotto sia attraente e funzionale, in modo tale da fidelizzare gli utenti arrivati per primi e creare un effetto rete grazie agli early adopter.
Il costo marginale è in calo
I premi in token sono emessi a spese delle entrate future. È un problema minore se il costo marginale diminuisce con il numero di utenti, ad esempio a causa dell’economia di scala o dell’effetto rete. Esempi passati: AT&T, Meta o una qualsiasi realtà del Web2.
In questi casi ha senso incentivare il maggior numero possibile di utenti, in quanto ciò andrà a coprire il costo dei getttoni distribuiti. La tokenizzazione viene in grandissimo aiuto in questo caso.
Trovarsi all’interno di un mercato di grandi dimensioni con un potenziale vincente
Lo scenario winner-takes-all (il vincitore/il più forte si accaparra tutto il mercato) si verifica spesso nei settori con costi marginali in calo.
In questo mercato dovrebbe esserci abbastanza spazio per spingere significativamente la curva della domanda verso l’alto. Per un ristorante di paese i token probabilmente non sarebbero lo strumento di marketing più adatto.
Il modello di business permette ai token di avere una chiara utilità
Esempio: il prodotto viene venduto a X dollari al mese. Gli utenti possono pagare in token fino all’Y%. Esemplificativo il caso di una piattaforma di contenuti che si basano sulle entrate pubblicitarie.
In questo caso il pubblico guadagna token consumando contenuti, il pubblico vende il token su un secondo mercato, e infine gli inserzionisti acquistano token direttamente presso l’azienda.
Conclusioni
La tokenizzazione è un modello economico davvero potente per guidare la crescita di un’azienda. Ma non avrà alcun effetto finché non sarà integrata con prodotti e servizi a valore aggiunto, direttamente collegati al token di riferimento.
In Aziona crediamo che gli utility token nel “mondo reale” possano diventare la prossima frontiera dell’adozione delle cripto, e proprio per questo stiamo sviluppando un prodotto che combini blockchain, utility token e mondo delle utility, in particolare il mercato dell’energia, candidato primario dell’evoluzione del Web3.
Date un occhio a questo “one minute teaser”
Articolo ispirato ai contenuti di TaschaLabs