La media impresa italiana: una tradizione proiettata nel futuro
Le PMI costituiscono la struttura portante del panorama imprenditoriale italiano. Non scambiamo però la tradizione con la mancanza di voglia di innovare
Trasformazione digitale per le PMI, una missione impossibile o un’opportunità ancora trascurata? Domanda che ci siamo fatti spesso e che vediamo altrettanto spesso affrontata in tavoli di lavoro e articoli specialistici.
Fedeli al nostro approccio data-driven (leggi di più qui) abbiamo fatto un po’ di ricerca scoprendo uno scenario in realtà incoraggiante.
PMI in Italia: una classificazione decisamente eterogenea
La classificazione di PMI è un giga-cluster variegato che include al suo interno molteplici realtà. Secondo la definizione data dalla UE:
- Micro Impresa: meno di 10 dipendenti, meno di 2 milioni di fatturato
- Piccola Impresa: meno di 50 dipendenti, meno di 10 milioni di fatturato
- Media Impresa: meno di 250 dipendenti, meno di 50 milioni di fatturato
Andiamo dal bar alla realtà di rilevanza nazionale. Per certo siamo però di fronte a una moltitudine di esigenze, necessità, culture e settore merceologico.
A questo punto però non stupisce l’affermazione per cui il 92% delle imprese attive in Italia rientri in questa classificazione (IlSole24Ore).
Se da un punto di vista quantitativo questo insieme risulta variegato, da un punto di vista qualitativo emerge uno spaccato interessante.
Ai gruppi industriali consolidati, del Nord-Centro Italia, tipicamente di matrice familiare, si affianca una nuova imprenditoria giovanile guidata da Sud & Isole (41% di under 35 contro 38,4% in media nazionale, dati Cerved).
L’imprenditore moderno non crea azienda come alternativa al lavoro dipendente, ma crea azienda per dare vita a un nuovo prodotto o servizio, generare redditività e lavorare in proprio, dando sfogo alla propria creatività o mettendo a frutto gli studi universitari (ricerca ISTAT sulle nuove imprese).
Trasformazione Digitale per le PMI: come siamo messi?
Se dal punto di vista imprenditoriale le PMI rappresentato la miglior fotografia del paese, possiamo quindi desumere dal quadro generale del livello di digitalizzazione in Italia anche il quadro clinico delle PMI.
E la situazione non è rosea, rendendo quanto mai attuale promuovere una vera trasformazione digitale per le PMI che sia fattiva e operativa. Non solo condensata su slide e Power Point.
La nostra misura è il DESI – Digital Economy & Society Index, un indice composito che riassume gli indicatori rilevanti sulla performance digitale dell’Europa e segue l’evoluzione degli Stati membri dell’UE nella competitività digitale.
Questo report vede nel 2020 l’Italia relegata al fanalino di coda, addirittura in terzultima posizione. In particolare penalizzata dalle competenze digitali di base (“Un computer in ogni casa”), ruoli digitali professionali in ambito ICT (sia accademici che di impresa) e utilizzo delle tecnologie digitali.
Sebbene l’80% delle PMI possieda un sito web, solo un sotto-insieme di questi si mostra aggiornato, performante e responsive. Un investimento one-shot piuttosto che una vera strategia.
Trend confermato dai dati delle vendite online. Solo il 10% delle PMI italiane ha un canale di vendita online proprietario. Il dato EU è quasi del doppio, mentre il dato delle grandi imprese è addirittura triplo. Un divario non giustificato.
Una buona notizia? Durante il 2020, complice il lock-down, il dato relativo alle PMI che si avvalgono di soluzioni e-commerce è cresciuto del +50%.
Un cambiamento è in atto. Trasformazione digitale per le PMI? Missione possibile!
Trasformazione Digitale, non facciamola solo a parole
Mai come oggi si parla di innovazione tecnologica, trasformazione digitale, cambiamento, in ogni sede e contesto.
Ma le parole da sole non sono sufficienti. Anzi, rischiano di creare un contesto fumoso percepito come “fuffa” (ne abbiamo parlato a fondo in quest’articolo: Trasformazione Digitale: Una storia di amore e odio).
Se il 90% dei vertici aziendali è d’accordo nel considerare l’innovazione una necessità (Osservatori Digital Innovation.net), si riscontra ancora:
- Scarsa conoscenza e competenza degli strumenti digitali di base (funzionamento del ranking in SERP, regole di base della netiquette, uso dei social media).
- Investimenti destinati alla trasformazione digitale residuo del budget.
- Approccio tattico e non strategico, ovvero, di breve termine, fedele all’approccio fisico “a campagna” piuttosto che a quello digitale “redesign del business”.
- Mancanza di figure chiave dedicate ai servizi digitali C-level, contrariamente a altre funzioni aziendali. Oggi il CIO dovrebbe essere una figura fondamentale tanto quanto (se non di più, non ce ne vogliate) del CFO. Se non ci sono soldi, non ci sono bilanci e rendiconti da analizzare.
Spezziamo anche una lancia a favore della parte regolatoria: la Pubblica Amministrazione, la macchina statale si sta dando da fare erogando incentivi per la trasformazione digitale a getto continuo.
Troppo spesso gli imprenditori e le aziende non conoscono queste agevolazioni. Se vuoi scoprire di più sul tema bandi e incentivi per la digitalizzazione, abbiamo una sezione apposita qui Aziona – Bandi Digitalizzazione.
Digitale a misura di PMI
La trasformazione digitale è un processo olistico che riguarda tutta l’azienda, dalle prime linee all’operativo. Ma non possiamo parlare di trasformazione digitale senza parlare di tecnologia.
E quali sono quindi gli strumenti, le conoscenze che reputiamo fondamentali adottare per avviare, accelerare o supportare la trasformazione digitale della tua PMI?
- Cloud: indispensabile per una gestione dei dati integrata tra sorgenti diverse, accessibilità, e sopratutto scalabilità.
- Cyber-security: un tema quanto mai attuale purtroppo. Non più appannaggio di grandi aziende ma un tema che riguarda chiunque, dalla multinazionali ai governi, ai singoli cittadini.
- Omnicanalità: gli utenti iniziano la ricerca di un prodotto sul computer dell’ufficio, proseguono sul cellulare in treno, acquistano alla sera nello store fisico sotto casa. L’esperienza deve essere fluida e priva di interruzioni (seamless) e congrua indipendentemente dal touch-point e device.
- CRM: come amo dire, il dato per le aziende deve essere una risorsa e non un costo. E non possiamo dare valore ai dati generati dai nostri utenti se non li storiamo e non li cataloghiamo rendendoli utilizzabili nei processi aziendali a monte e a valle del processo d’acquisto.
- Touch-point digitali: siamo nel 2021, diciamo basta a siti realizzati negli anni ’90 con tecnologie morte e sepolte, grafiche create dalla tipografia di quartiere, che non vengono aggiornati da anni. La presenza online per un’azienda oggi è il primo biglietto da visita, e una potenziale fonte di fatturato se affiancata a un e-commmerce, e di generazione di lead e contatti commerciali se contestualizzata in una strategia di inbound marketing.
- Presenza social: oltre un italiano su due comunica con le aziende attraverso i social e tre italiani su dieci usano Facebook come un elenco telefonico per cercare aziende e servizi (WeAreSocial). Curiamo allora la presenza online attraverso contenuti di qualità e un servizio clienti attivo e efficace, grazie anche alle automazioni ormai alla portata di chiunque.
Trasformazione Digitale per le PMI: accettiamo la sfida
Partendo da questo scenario e chiamati da una sfida che sentiamo intimamente nostra, ci mettiamo al fianco degli imprenditori, da imprenditori a nostra volta.
Portiamo skill in ambito tecnologico e digitale, conoscenza del business, casi di successo. Obiettivo, aiutare le aziende italiane a evolvere, sfruttare a proprio vantaggio la tecnologia digitale, migliorarne la competitività e il fatturato. Perché infine la tecnologia e l’innovazione ha senso solo se supporta la crescita del business.
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